Si sprecano 15 miliardi di euro di cibo ogni anno;

di FRANCESCA FRADELLONI

Non si chiede di mangiare fino ad ingozzarsi, per citare il bellissimo film “La grande abbuffata”,  feroce critica alla società dei consumi e del benessere, condannata, secondo il regista, all’autodistruzione. La ricetta contro gli sprechi, per rimanere in tema, è capire come consumiamo, perché consumiamo e chi sono coloro che consumano di più. Sono stati diffusi in questi giorni i risultati del primo capillare questionario sullo sperpero domestico in Italia, elaborati dal nuovo Osservatorio nazionale promosso dall’Università di Bologna nella persona di Andrea Segré, presidente di Last Minute Market e direttore del dipartimento si Scienze e tecnologie agroalimentari.

“Non sprecando si allunga la vita di qualcuno, del pianeta intero e si evitano elevati costi economici e ambientali. Quello domestico è un pezzo della filiera, il più difficile da arginare”, racconta Segré. Nella sola Unione europea buttiamo 90 milioni di tonnellate di cibo ogni anno, vale a dire 180 kg a persona. E in Italia il 3% del consumo di energia è imputabile agli sprechi alimentari: percentuale che equivale ai consumi energetici annuali di 1.650.000 italiani. “Il 60% degli intervistati ammette di gettare del cibo una volta a settimana. La colpa è del sistema, lo spreco fa parte del mercato e il mercato si insinua nello spreco. C’è da dire che la grande distribuzione spreca pochissimo, è una frazione del bilancio. Meno spreco vuol dire meno rifiuti e meno rifiuti vuol dire meno costi. C’è da dire che anche tra i più piccoli, nelle scuole, le cose sono peggiorate rispetto a 20 anni fa. Ci siamo involuti in un sistema così burocratico che nelle scuole si butta tanto. Troppe le regole sanitarie. Il nostro obiettivo è mangiare bene e far dimagrire il bidone della spazzatura”, continua il presidente di Last minute market. “Le famiglie italiane scartano 15 miliardi di euro in valore economico. A livello nutrizionale buttiamo via delle calorie, pezzi di suolo, litri di acqua e si immette nell’ambiente CO2. In soldoni 4 euro settimanali pro capite”.

Quella dell’Osservatorio, racconta Furio Camillo, docente di Statistica aziendale all’università di Bologna, è un’indagine pilota: “L’obiettivo è quello di raccogliere dei costrutti logici, costrutti di relazione causa e effetto, capire chi spreca di più e perché. Dati e informazioni che possono essere utilizzati anche dagli operatori privati, dalle aziende per farle risparmiare”. Molti i motivi dello sperpero: il cibo è scaduto, ha la muffa, è rimasto nel frigo, un’errata pianificazione dell’acquisto rispetto all’effettivo fabbisogno. Ma quali sono le informazioni utili per ridurlo? Consigli sulla conservazione, al primo posto. Poi informazioni sul ciclo di vita del prodotto, come donare e ricette sugli avanzi.

Ecco in sintesi i 7 gruppi di italiani “spreconi” e “virtuosi”. Il 22% (famiglie con bambini) fa spese nei centri commerciali, spreca più della media, spesso è colpa dei bambini, se pagassero lo spreco ne farebbero meno, lo gettano nella pattumiera. Buttano pane, yogurt, verdura, pasta. Il 20% sono i cittadini attratti dalle offerte. Buttano legumi, frutta, verdura, uova, ma sono interessati alle tecnologie delle conservazione e pagherebbero anche le informazioni su come conservare. Il 3% (single) sprecherebbe meno se le confezioni fossero più piccole, vivono da soli, gettano nella spazzatura, vorrebbero del packaging intelligente e informazioni anche sullo smartphone. Il 23% è rappresentato dai virtuosi: sono i più anziani della media, con titolo di studio basso, ma anche molto attenti alle questioni ambientali. Prodotti gettati: praticamente nulla. I consumatori abbastanza virtuosi sono invece il 24%: buttano via poche quantità e poco valore, vanno nei centri commerciali, dichiarano di fare qualcosa per ridurre lo spreco. Il 5% sono persone con scarse capacità culinarie: mangiano cibi già pronti, preparano in casa usando ingredienti pronti, non hanno idea del valore dello spreco. Buttano tutto, ma non gli snack. Il 3% dei consumatori, infine, si confonde con l’etichetta e non ha chiara la differenza fra “preferibilmente entro” e “entro”; odia fare le file lunghe, quindi fa spese grandi; farebbe la spesa più spesso se quella a domicilio fosse più economica, non ha mai pensato allo spreco. Prodotti gettati: niente in particolare.

da http://www.lastampa.it/

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Gennaro Napoletano - Direttore Editoriale di LaFragolaNapoli.it