di Gennaro Napoletano
Un canto sacro scritto da una mano santa. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori compose “Quanno nascette Ninno” nel 1754, si trattò in assoluto della prima persona che scrisse una composizione religiosa in Napoletano. Ma la cosa più interessante è che da questo canto deriva il ben più famoso “Tu scendi dalle stelle” e non è vero il contrario come qualcuno potrebbe pensare. Come spesso è accaduto per tante espressioni artistiche di Napoli , l’originale in dialetto ha preceduto un altro grande successo in lingua italiana. Un testo lunghissimo che ripercorre la magnifica avventura della nascita di Gesù Bambino attraverso immagini suggestive ed evocative.
Tra i suoi utilizzi più celebri c’è l’omaggio di Eduardo nella più amara delle sue opere “Natale in casa Cupiello“. In quel caso veniva proposta nellla versione italiana modificata per esigenze di copione. Ma Eduardo non faceva mai nulla a caso e sapeva bene che la più celebre delle canzoni natalizie che tutti gli italiani conoscono è un prodotto 100% made in Naples
un accenno di storia di Questo grande Santo Napoletano:
Alfonso de Liguori come ha vissuto la sua vita in rapporto con la sua terra natale, vale a dire con il casale di Marianella e suoi dintorni?? Come visse la sua infanzia in questo territorio?
Della sua lunga vita si è scritto molto, ma poche sono le notizie che narrano della sua vita trascorsa a Marianella. Proviamo a ricostruire gli episodi dalle fonti biografiche e agiografiche in nostro possesso.
In primis apprendiamo dai biografi la nascita e i primi giorni della Sua vita:
Don Giuseppe de Liguori, che possedeva una casa di campagna nel Casale di Marianella, ereditata dal padre Domenico, volle che il suo primogenito vedesse qui la luce, circondato dalla natura e aria salubre e da tanta calma e serenità; questo usanza fu poi estesa a tutti gli altri discendenti della sua casata, che seguirono Alfonso. Alcuni giorni dopo la nascita, i genitori portarono il loro bambino nella dimora cittadina, nel loro palazzotto situato nel popoloso quartiere dei Vergini e qui Alfonso dopo 3 giorni ricevette il battesimo nella parrocchia dei Vergini.
Di quest’avvenimento cosi descrive Theodule Rey-Mermet, nel libro su Sant’Alfonso: “Il santo del secolo dei lumi”:
“A dì 29 di settembre 1696 di sabato. Alfonso, Maria Antonio Giovanni Francesco Cosimo Damiano Michele Angelo Gasparro de Liguori figlio del Sig. D. Giuseppe de Liguori ed della Signora D. Catarina Anna Cavaliero Coniugi, fu battezzato per me D. Giuseppe del Matteo parroco e fu tenuto a Gratia Porpora – nato a 27 di detto, ore 13”.
Allora a Napoli, come in tutto il resto della penisola, il suono dell’Angelus della sera mezz’ora dopo il calar del sole determinava i giorni e le ore; nella seconda quindicina di settembre alle ore 13, le nostre attuali 7, i rintocchi dell’ Angelus del mattino della vicinissima chiesa di Marianella e di tutti i campanili di Napoli riempivano l’aria.
I genitori intendevano con il nome di Alfonso far rivivere nel loro primogenito la memoria del nonno e del trisavolo con i nomi di Antonio”.
E ancora in questo passo, pur escludendo la frequentazione continua a Marianella:
“All’inizio del Settecento Napoli, raggomitolata in modo pauroso dentro la cinta fortificata all’ombra di Castel Sant’Elmo con i suoi 214.000 abitanti, soffocava all’interno dei bastioni come una matrona costretta nel busto di un’indossatrice; solo nel 1717, con l’arrivo degli Austriaci, le violente proteste di una popolazione asfissiata strapperanno al viceré, il conte di Daun, l’autorizzazione a costruire all’esterno delle mura, che si comincerà ad abbattere non prima del 1740 Tuttavia, a dispetto delle ordinanze di Madrid, il viceré Pietro di Toledo, a metà del XVI secolo, aveva lasciato sorgere extra muros grossi agglomerati, tra i quali, al di là di Porta S. Gennaro, il Borgo dei Vergini, ai piedi delle pendici verdeggianti che si arrampicano verso Capodimonte.
In questo quartiere relativamente nuovo, arieggiato e purificato dalle piogge che scorrevano dall’alto, e non a Marianella, il piccolo Alfonso crescerà fino ai suoi undici anni, nella casa che i giovani sposi Giuseppe e Anna de Liguori avevano scelto non lontano dal palazzo Cavalieri e dalla trireme ammiraglia, la Capitana, ancorata nel porto militare raggiungibile facilmente per via Toledo. […]”.
Sul fronte dell’arco che prospetta l’ultima tesa della scalinata al 1° piano e la stanza, una lastra di marmo è apposta con queste parole:
“Nella Camera in cui questa porta immette Alle ore 13 del 27 Settembre 1696, nacque
- Alfonso M. De’ Liguori
Fondatore dei redentoristi, Vescovo di S. Agata de’ Goti
e Dottore della Chiesa universale”
Si narra che un giorno, incontrando il pio gesuita, Francesco de Geronimo, i coniugi de Liguori vollero da questo impetrare una speciale benedizione per il bambino. Il futuro santo gesuita, a vederlo rimase alquanto stupito, quasi scosso e poi profetizzò che il bambino sarebbe vissuto fino ad oltre novant’anni, sarebbe stato vescovo e avrebbe fatto grandi cose per Gesù Cristo. Di questo avvenimento è conservato un dipinto sull’altare della cappella della casa di Marianella.
San Francesco De Geronimo predice sulla vita di S. Alfonso |
Per la cronaca, tutto quello che predisse Francesco Geronimo si verificò puntualmente e ancora di più, è singolare scoprire che Alfonso fu canonizzato ed elevato agli altari proprio nello stesso giorno di San Francesco de Geronimo, il 26 maggio del 1839.
La prima bella testimonianza di Alfonso ragazzetto è riportata dal biografo Rev. P. A. Berthè, nel suo libro “Sant’Alfonso de Liguori”, che così scrive:
“Ogni domenica , i padri dell’Oratorio conducevano i loro giovani congregati in qualche villa dei dintorni, perché giocassero e si divertissero a loro piacere. Un giorno, mentre si trovavano a Capo di Monte, nella villa del principe di Riccia, i giovanetti proposero un giuoco che Alfonso non conosceva. Egli quindi ricusò di prendervi parte; ma, dietro le reiterate istanze dei suoi compagni, si mise a giocare con loro. Disgrazia volle che egli vincesse un numero considerevole di partite, ed in conseguenza di poste, con grande stupore dei compagni, che finirono col rimproverarlo amaramente per averli ingannati. – Tu dicevi di non conoscere il giuoco! – esclamò uno dei perdenti incollerito e con parole oltraggiose – Come! – riprese Alfonso, – per poche misere monete, voi non temete di offendere Dio!”. E commosso fino al fondo dell’animo, gettò per terra il denaro che aveva guadagnato, voltò le spalle ai compagni e disparve in un boschetto vicino. I giovani continuarono fino a sera i loro giuochi senza più occuparsene di Alfonso; ma quando venne il momento di tornare, siccome egli non compariva, si misero a chiamarlo e a cercarlo per tutto. Quale non fu lo stupore di quei fanciulli inconsiderati, quando lo ritrovarono in ginocchio, al piede di un vecchio lauro, ai rami del quale egli aveva attaccata l’immagine della Madonna, che portava sempre seco! Assorto in un santo accoglimento, non si accorse del rumore .
ecco il brano interpretato dal piccolo coro dell’antoniano: