Cos’è che ti riempie di gioia in questi giorni? Il pensiero di ciò che farai o la considerazione di ciò che Dio ha già fatto per te? Sarà forse l’emozione di qualche momento trascorso tra gli amici, l’incontro atteso con una persona cara, o la consapevolezza di aver ricevuto un impareggiabile dono dal Signore? Lo sai che: “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo Unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16) ?
Quale effetto ti procura sapere che Dio è venuto nel mondo come un uomo per stare tra gli uomini e per salvare gli uomini dalla morte eterna portando su di Sè una morte vergognosa e atroce, al nostro posto?
Il giorno di Natale, quale sarà la tua principale occupazione? Loderai il Signore e lo glorificherai per ciò che ha fatto per te e per l’immenso beneficio che è derivato dalla sua umiliazione? Oppure, dopo aver messo a tacere l’anima tua adempiendo il tuo dovere religioso più o meno sinceramente, ti assoderai a fare cose che non sono né utili, né onorevoli e, spesso addirittura offensive verso Dio stesso?
Come per consuetudine consolidata, anche quest’anno una data ormai nota a tutti sarà consacrata alla festa più sentita e sostenuta dal credo e dalla tradizione popolare: il 25 dicembre. In questo giorno si è soliti ricordare la nascita di Gesù Cristo, e per l’occasione si ripropongono usi e costumi religiosi-tradizionali che danno vita a manifestazioni folkloristicamente “natalizie”. Si riscoprono valori e si accendono interessi che durante il resto dell’anno sembrano assopiti o addirittura non sono assolutamente considerati. È soltanto un esempio ma, è ormai divenuta mera consuetudine riunirsi in famiglia per consumare abbondanti pranzi e cenoni, scambiarsi dei doni, addobbare l’albero o preparare il tradizionale presepe. Si gioca a carte, a tombola e, per i più “mondani”, si va a ballare e si fa tardi la sera.
In alcuni casi, non è forse pura ipocrisia quella che si deve manifestare in questa particolare ricorrenza? Ad esempio lo scambio dei fatidici auguri di Natale e degli affettuosi abbracci-baci che forse mai in precedenza si erano offerti o ricevuti. È tutto questo necessario per ricordare l’importanza della venuta al mondo del nostro Salvatore Gesù Cristo? Non si rischia un po’ di cadere nel formalismo? Sono proprie della morale cristiana la frenesia e l’aria di misticismo legate a questa celebrazione, o appartengono piuttosto al paganesimo?
Questo momento dell’anno è atteso da tutti, credenti e non credenti, consumatori e commercianti: volenti o nolenti, tutti ne siamo più o meno coinvolti. Ma se riuscissi a soffermarti qualche attimo per riflettere un po’ di più sulla natura e soprattutto sulle vere origini di questa festività, forse saresti più cosciente e più accorto mentre ti prepari al Natale. Potresti fermarti a considerare tutte le cose che avrai letto in questo breve scritto e, come spero vivamente, decidere di fare com’è giusto che si comporti chi crede nell’importanza della nascita del Salvatore, cioè: “secondo la volontà di Cristo”.
Riferendoci al valore cristiano del Natale,prima di tutto il Natale dei cristiani non è il 25 dicembre. Il Signore, nella Sua Sapienza non ha voluto farci conoscere il giorno esatto della nascita del Salvatore e persino l’anno è incerto.
A seguito di nuovi elementi storici, è stato evidenziato l’errore di calcolo commesso dal monaco Dionigi il Piccolo, quando nel 525 fissò la data di nascita di Cristo nell’anno 753 dopo la fondazione di Roma. Ma gli studiosi sono in accordo sul fatto che tale data andrebbe anticipata di alcuni anni e posta intorno al 749-48. In questo modo la nascita del Cristo si collocherebbe tra il 4 o il 5 a.C., 750 anni circa dopo la fondazione di Roma.
Possiamo inoltre dedurre, e ritenere con certezza, che Gesù non nacque in inverno poiché i pastori che vennero avvertiti dagli angeli dell’evento prodigioso della nascita del Messia dormivano all’aperto: “Ora in quella stessa regione c’erano dei pastori che dimoravano all’aperto nei campi, e di notte facevano la guardia al loro gregge” (vangelo di Luca 2:8).
Non era certamente costume dei pastori Israeliti passare la notte all’addiaccio, durante l’inverno palestinese che è sufficientemente rigido per impedirlo. È appurato che molti hanno scelto nel 25 dicembre una data convenzionale per ricordare la nascita del Salvatore. In ogni caso, il cristiano che riconosce nella Parola di Dio l’unica fonte di verità e di bene per la propria anima, si sente libero dall’osservanza di giorni stabiliti, stagioni ed altre ricorrenze rituali perché sa che l’esteriorità delle feste soppianta lo spirito che in origine le ha fatte nascere.
Ecco cosa afferma Gesù riguardo alle tradizioni religiose:
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Matteo 15:3: “Ma egli rispose loro: ‘E voi, perché trasgredite il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione?'”
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Matteo 15:6: “Così avete annullato la parola di Dio a motivo della vostra tradizione.”
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Marco 7:9: “Diceva loro ancora: ‘Come sapete bene annullare il comandamento di Dio per osservare la tradizione vostra!'”
Nella Bibbia, le uniche feste da celebrare, con delle ricorrenze ben precise, si trovano scritte nell’Antico Testamento. Tali festività – quali ad esempio: il giorno del riposo (Shabbath); la Pasqua; la festa dei Pani Azzimi; il Giorno delle Espiazioni; etc., descritte nel libro del Levitico al cap. 23 – hanno l’unico scopo di presentare figurativamente e profeticamente la persona e l’opera di Gesù Cristo, ed in Lui soltanto hanno adempimento. Pertanto una volta adempiuta l’opera ed il ministerio di Cristo esse non hanno più valore né soprattutto necessità di essere osservate.
L’apostolo Paolo, scrivendo a tal proposito ai credenti della Galazia che si erano lasciati convincere sulla necessità di osservare certe festività religiose giudaiche, ricorda loro che quando erano nel paganesimo: “Per la vostra ignoranza di Dio, eravate sottomessi a divinità, che in realtà non lo sono; ora invece che avete conosciuto Dio, anzi da lui siete stati conosciuti, come potete rivolgervi di nuovo a quei deboli e miserabili elementi, ai quali di nuovo come un tempo volete servire? Voi, infatti, osservate giorni, mesi, stagioni e anni! Temo per voi che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo“ (Galati 4:8-11, CEI).
Il racconto che il Vangelo di Luca ci fa dell’annuncio della nascita del Salvatore ai pastori di Betlemme, ci aiuta a scoprire qual è il vero spirito del Natale e come deve essere ricordato l’evento glorioso dell’incarnazione di Dio.
Leggiamo Luca 2:8-20: In quella stessa regione c’erano dei pastori che stavano nei campi e di notte facevano la guardia al loro gregge. E un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e furono presi da gran timore. L’angelo disse loro: «Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia”». E a un tratto vi fu con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini ch’egli gradisce!» Quando gli angeli se ne furono andati verso il cielo, i pastori dicevano tra di loro: «Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto, e che il Signore ci ha fatto sapere». Andarono in fretta, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia; e, vedutolo, divulgarono quello che era stato loro detto di quel bambino. E tutti quelli che li udirono si meravigliarono delle cose dette loro dai pastori. Maria serbava in sé tutte queste cose, meditandole in cuor suo. E i pastori tornarono indietro, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato loro annunziato”.
I veri cristiani approfittano d’ogni occasione per parlare a tutti di ciò che il loro Signore ha fatto e della Grazia che hanno ricevuto. Come fecero i pastori, essi “divulgano quello che era stato loro detto di quel bambino”; e come loro, tornano edificati nella loro fede: “E i pastori tornarono indietro, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, come era stato loro annunziato”.
Se queste feste passeranno e ti lasceranno come ti hanno trovato, se anche questo Natale trascorrerà senza che il tuo cuore si sia avvicinato di più al Signore, senza che l’anima tua sia stata resa più conforme al perfetto esempio del Salvatore… allora avrai perso il tuo tempo, e il Signore stesso non gradirà per nulla la tua devozione superficiale e tradizionale.
Anticamente, tramite il profeta lsaia, il Signore mostrò di non gradire l’adorazione ipocrita del Suo popolo e disse: “Smettete di portare offerte inutili; l’incenso io lo detesto; e quanto ai noviluni, ai sabati, al convocare riunioni, io non posso sopportare l’iniquità unita all’assemblea solenne. L’anima mia odia i vostri noviluni e le vostre feste stabilite; mi sono un peso che sono stanco di portare. Quando stendete le mani, distolgo gli occhi da voi; anche quando moltiplicate le preghiere, io non ascolto; le vostre mani sono piene di sangue. Lavatevi, purificatevi, togliete davanti ai miei occhi la malvagità delle vostre azioni; smettete di fare il male; imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l’oppresso, fate giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova! «Poi venite, e discutiamo», dice il Signore: «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana” (Isaia 1:13-18)
Cosa farai in questo Natale ora che anche tu conosci la verità? Che atteggiamento userai davanti agli altri: ipocrita o schietto e sincero? Che cosa intendi festeggiare? Adesso cosa ritieni sia più giusto: conformarti all’idea comune, o uniformarti alla volontà di Dio?
AUGURI A TUTTI
GENNARO NAPOLETANO