Don Aniello Manganiello, prete di frontiera: «Perché nessuno è sceso in piazza a danneggiare le macchine dei camorristi che ammazzano napoletani innocenti?». Paura forse? risponde don Aniello – non ci sono cittadini che collaborano per individuare i sicari di omicidi mirati ma alle tre di notte spuntano a rione Traiano diversi testimoni. Attenzione a non insabbiare le prove, a inquinare l’accertamento dei fatti. Napoli sta perdendo inesorabilmente la percezione della legalità»
Paolo Siani, il fratello del giornalista Giancarlo, ucciso dalla camorra nella metà degli anni ’80. «A Napoli ci sono almeno cento famiglie che piangono i loro cari vittime innocenti degli errori sanguinari della camorra».
Il filosofo Roberto Esposito, coscienza critica di questa città alla deriva, non risparmia immagini forti, commentando quello che sta accadendo a rione Traiano e più in generale in città, dopo la morte del giovane Davide Bifolco: «Questa protesta che monta e sulla quale soffia un certo garantismo – insiste – rischia di essere strumentalizzata dai fiancheggiatori dei poteri criminali.
La spirale che si è innestata è senza via d’uscita. Napoli non può più tollerare la contaminazione della violenza».
Filippo Beatrice, procuratore aggiunto del pool dell’antimafia che ha competenza su Napoli:”«Non parlerei di città in guerra -ma quello che fa la differenza tra Napoli e le altre città è l’alto tasso di violenza. Sì, Napoli è una città violenta. Le famiglie esistono ancora. Le redini dei clan le hanno ormai saldamente in mano le ultime generazioni, i giovani ventenni violenti».
E’ così, la camorra di oggi ha cambiato volto che sfocia in una specie di nuovo gangsterismo metropolitano, «Qui la cultura mafiosa è talmente radicata – dice il procuratore aggiunto Beatrice – che non è più sufficiente l’azione di contrasto. C’è bisogno di una formazione della città partendo dalle fondamenta, dalla scuola».
In tutto questo Napoli è “lasciata” a se stessa, ai suoi problemi, una città esclusa che si sente abbandonata. È sconfortante anche azzupparci il pane per aumentare la desolazione di Napoli».
Ecco l’altra faccia della medaglia; dice bene Gianni Simeoli a radio Marte quando parla di “Sfaccimm a Gent”, è giusto fare autocritica in casa nostra perchè ci sono, arci, se ci sono, tanti “fitienti” che ci marciano con la camorra, ma che esiste un progetto denigratorio,diffamatorio, calunnioso, offensivo, ingiurioso, oltraggioso, è una realtà incontestabile. Non è vittimismo meridionale, oramai non ci crede più nessuno, ed non è un qualcosa di esclusivamente calcistico. Non si può calunniare un popolo come quello napoletano per alcuni f itienti che troppo spesso approfittano della sua civiltà, perchè chi conosce e sa non può darci torto, di civiltà e cultura Napoli, la vera Napoli, ne ha da vendere, e non mi riferisco solo alle
Sette Opere della Misericordia di Caravaggio a Milano per fanno lustro e cultura al nebbioso mondo all’Expo milanese, ma a tutti quei valori di civiltà, storia, di arte, che questa gente continua ad esprimere; “Forse sarà per questo?” be allora ditelo….