Istituto di Vulcanologia è di «monitorare e studiare questo vulcano per mitigare il rischio». Ma le associazioni: è una pazzia perforare. E si mobilitano
La trivella in azioneNAPOLI – È iniziata la perforazione dei Campi Flegrei, che permetterà per la prima volta di osservare dall’interno un vulcano. Esistono solo una decina di vulcani come questi nel mondo, sono strutture capaci di eruzioni molto violente, ma per fortuna molto rare. La perforazione è arrivata già a 200 metri di profondità ed è frutto di un progetto internazionale «Campi Flegrei Deep Drilling Project» a guida italiana con l’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia (Ingv).
VIAGGIO NEL SUPERVULCANO – «La perforazione è iniziata nell’area di Bagnoli Futura», ha detto il coordinatore del progetto, Giuseppe De Natale, dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv. L’obiettivo, ha spiegato, è «monitorare e studiare questo vulcano per mitigare il rischio». Si tratta di conoscere a fondo come è fatto e come funziona un supervulcano e la perforazione permetterà di compiere un «viaggio» nel passato del supervulcano di Campi Flegrei.
PRIMA LO STOP POI IL VIA – La perforazione era prevista inizialmente nel 2010, ma allora lo stop da parte del Comune aveva bloccato il progetto. Il via libera da parte della nuova amministrazione comunale è arrivato pochi mesi fa. L’obiettivo, ha spiegato De Natale è «monitorare e studiare questo vulcano per mitigare il rischio». Il progetto viene realizzato dal programma internazionale ‘Campi Flegrei Deep Drilling Project’ ed è finanziato dal Consorzio internazionale per le perforazioni profonde continentali. In questo momento i ricercatori stanno realizzando il primo pozzo previsto dal progetto che sarà profondo 500 metri e avrà un costo di circa 500.000 euro. «Siamo arrivati – ha spiegato – a toccare il tufo giallo espulso dall’eruzione di 15.000 anni fa e che pensiamo abbia uno spessore di circa 100 metri«. Dopo il primo pozzo di 500 metri, fra circa due anni si prevede di realizzare un secondo pozzo, profondo 3.500 metri. Non è la prima volta che si perfora il supervulcano di Campi Flegrei: negli anni ’70 e ’80, in pieno bradisismo, spiega De Natale, ci furono perforazioni da parte di Enel e Agip anche piuttosto profonde per scopi geotermici. Si arrivò a 3.050 metri di profondità, ma le risorse trovate non erano sfruttabili con i criteri di allora perchè si prevedevano centrali troppo grandi e inoltre l’Italia in quel momento era concentrata sul nucleare. La maggior parte delle conoscenze che abbiamo sul vulcano di Campi Flegrei si devono a quei pozzi, che però avevano uno scopo diverso, ha aggiunto De Natale, è la prima volta invece che si fa una perforazione per scopi scientifici, »per creare un osservatorio in profondità che studi il vulcano».
Le protesteLE POLEMICHE – «C’è differenza tra pericolo e rischio: quest’ultimo è legato alla popolazione esposta e l’area che sarà soggetta alla perforazione presenta un rischio enorme», dichiara all’Adnkronos – il professor Benedetto De Vivo, docente di Geochimica ambientale alla Federico II di Napoli. “Queste operazioni non si fanno nelle città – aggiunge – non c’è nessun rapporto costo-beneficio che giustifichi il vantaggio presunto dell’operazione, quale esso sia. Bisogna smetterla con il mito della scienza e dell’infallibilità della tecnologia, la natura non siede ai nostri tavoli scientifici e non risponde dei nostri calcoli del rischio». La ricerca, sottolinea, apparirebbe inutile in quanto «dei Campi Flegrei si sa già tutto grazie alle perforazioni effettuate dall’Agip negli anni ’70 e ’80, e sappiamo che non si può ottenere energia a causa della composizione dei fluidi ad alta salinità». Il Dipartimento di Scienze della terra della Federico II, aggiunge, «ha chiesto notizie specifiche al sindaco sul progetto, ma senza ricevere alcuna risposta. In assenza di un piano di evacuazione qualcuno deve assumersi la responsabilità di rispondere delle conseguenze, anche se la probabilità è bassissima». Il dibattito ha coinvolto anche gli ambienti interni del’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia: Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo dell’Osservatorio vesuviano, ha posto l’attenzione sulla mancanza di un piano di emergenza, che preveda oltre al rischio sismico anche quello vulcanico e industriale, parlando di “azzardo” nella perforazione di un’area della quale “abbiamo molte informazioni” ottenute attraverso le trivellazioni dell’Agip. «Chi decide di autorizzare in un’area densamente popolata decide in modo arbitrario che la collettività possa essere esposta a un rischio, e non so se la cittadinanza sia d’accordo considerando che non esiste un piano di emergenza», ha dichiarato Mastrolorenzo. Per l’Ingv, che ha risposto a quanto affermato dal vulcanologo attraverso un comunicato, il progetto è “di pura ricerca scientifica” e “ha come obbiettivo la mitigazione del rischio vulcanico nell’area flegrea attraverso un sostanziale miglioramento della conoscenza della struttura vulcanica e dei meccanismi di attività, con particolare riguardo ai fenomeni bradisismici, attraverso l’installazione in pozzo di sistemi di monitoraggio innovativi”. Nessuna necessità di un piano di emergenza per “un carotaggio di 500 metri”, sostiene Ingv, nonostante sulla prima fase del progetto siano poche le perplessità della comunità scientifica, a differenza della seconda, che si propone di raggiungere i 4 chilometri di profondità. Il chiarimento non ha convinto associazioni e movimenti che si stanno opponendo al progetto di perforazione.
LE ASSOCIAZIONI – Il progetto ‘Salviamo i Campi Flegrei – No alle trivellazioni’ si raccoglie intorno all’impegno del cantante Eduardo De Crescenzo, con in prima linea i Verdi, Insorgenza civile, il movimento Vanto, Comitati Due Sicilie, Movimento Neoborbonico, Comitato civico Fuorigrotta vivibile, Insieme per la rinascita e L’altoparlante. Insieme, venerdì 27 luglio, terranno una conferenza stampa al Gran Caffè Gambrinus per spiegare le ragioni dell’opposizione al ‘Campi Flegrei deep drilling project’ e presentando nuove azioni di protesta. Da par suo Carmine Attanasio, consigliere comunale di Napoli dei Verdi, annuncia di portare un ordine del giorno sull’argomento in occasione della riunione del Consiglio del 25 luglio, nonostante la discussione sul progetto non sia stata calendarizzata. Il commissario regionale campano dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, sottolinea che “l’autorizzazione al progetto da parte della Protezione civile nazionale non esiste. Hanno piuttosto confermato che non c’è un piano di evacuazione, necessario in casi di interventi su una delle caldere tra le più pericolose al mondo”. Borrelli ricorda inoltre che “non era questo il futuro che si era descritto per Bagnoli: si parlava di recupero del lungomare, di un porto e del canale per le barche a vela. Oggi ci ritroviamo con la proposta da parte del Comune della realizzazione di un sito di compostaggio e con le trivellazioni, una situazione surreale”.
Redazione online 26 luglio 2012



