di Lucia Antinucci
Il mistero della Santa Pasqua è un evento di speranza, perché apre l’esistenza di ciascuno di noi all’orizzonte di una vita nuova, che è entrata nella storia con la resurrezione del Cristo. Il sepolcro vuoto del Nazareno e la sua manifestazione gloriosa ai discepoli e agli apostoli realizza il passaggio dalla morte alla vita.
Per gli ebrei la festa di Pasqua è il passaggio (pesach) dalla schiavitù alla liberazione; per i cristiani è la liberazione della radice di tutte le schiavitù e di tutti i mali del mondo che è il male. Questo passaggio il Figlio di Dio lo ha realizzato facendosi nostro compagno di viaggio, passando per la sofferenza e la morte da reietto, da abbandonato da Dio, vissute in unione con il Padre celeste che lo ha donato a tutta l’umanità. Chi diventa discepolo del Cristo sa che è questa la strada verso la resurrezione, la vita nuova già operante nel presente: la morte all’uomo vecchio che opera ingiustizia, malvagità, umilia e schiavizza i più deboli, va alla ricerca del proprio benessere e del proprio potere. Coloro che sono coerenti con la loro fede vengono emarginati, perseguitati; quanti martiri anche oggi a causa della violenza dei fondamentalismi, mentre noi cristiani occidentali viviamo un Cristianesimo fluido, compromesso con la mentalità materialistica ed edonistica del presente.
Possiamo dirci veramente cristiani se restiamo indifferenti alle deportazioni degli sventurati che per sfuggire alla guerra affrontano sofferenze ed umiliazioni, rischiando anche di non farcela. Proprio i cittadini delle nazioni più ricche sono quelli più infastiditi dalle immagini dei profughi, poiché non vogliono essere disturbati nella loro vita comoda. Questi profughi ci ricordano il cammino del più reietto fra i reietti, il Figlio di Dio fatto uomo che va verso il Calvario, perché nella sua sofferenza c’è il dolore di tutta l’umanità, dell’umanità di sempre. Nessuno ha avuto pietà del Figlio di Dio, che pure aveva donato la misericordia del Padre, aveva compiuto miracoli, aveva annunciato la speranza per tutti; solo alcune donne lo seguirono fino al Calvario, mentre gli altri discepoli fuggirono, ad eccezione di Giovanni, il più giovane.
Siamo noi quei discepoli quando chiudiamo gli occhi dinanzi alle sofferenze del presente e chiediamo leggi restrittive per la nostra sicurezza, che pure è legittima. Ma quando saremo a tu per tu con il Signore ci verrà richiesto di render conto di tutte le volte che abbiamo chiusa la porta ai poveri disperati e li abbiamo lasciati morire in un modo disumano. La resurrezione, l’alba pasquale ci può essere solo per coloro i quali sono compassionevoli verso i poveri e i sofferenti e nel loro piccolo cercano di contribuire ad alleviare la loro miseria. Solo in questo modo nel nostro cuore può risuonare veramente l’alleluja pasquale.
Lucia Antinucci