IL tesoro di S.Gennaro non si tocca.

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Al Ministro dell’Interno

Al Prefetto di Napoli

Al Sindaco del Comune di Napoli

affinché vengano posti in essere tutti gli atti idonei a preservare la natura laica della Cappella del Tesoro di San Gennaro e della Deputazione, l’organo che da centinaia di anni la governa, evitando che al suo interno possano entrare membri nominati dalla Curia.

Il tesoro di San Gennaro è in pericolo: è questo il messaggio lanciato da diversi utenti di Change.org, che hanno aperto cinque petizioni rivolte al ministro dell’interno Angelino Alfano per bloccare un decreto firmato a fine gennaio, mobilitando in poco tempo quasi 5mila persone. Secondo il testo del decreto infatti la Deputazione del Tesoro, l’istituto civico che si occupa delle reliquie e del patrimonio di donazioni fatte al Santo, rischia di “finire nelle mani della curia e del Vaticano”. Peccato che quello di San Gennaro sia, per i napoletani, “il tesoro più prezioso al mondo”: Un tesoro che non ha rivali, che – secondo Maurizia Manna, una delle promotrici di una petizione – “di gran lunga batte il tesoro della regina d’Inghilterra e dello Zar di Russia e che fino a questo momento è stato di proprietà di tutti i napoletani”.

 

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Il caso. “Un decreto del ministero dell’Interno potrebbe modificare la natura laica della Deputazione del tesoro, titolare – fin dal Seicento – delle reliquie e del patrimonio di donazioni fatte a San Gennaro. Per la prima volta, dopo quattro secoli, potrebbero entrarvi rappresentanti della Curia”, denuncia Paola De Simone, autrice di una delle petizioni.

La Deputazione è un organismo laico, composto da due rappresentanti per ognuno dei sei “sedili cittadini”, cinque dei nobili (il “Patriziato”) e uno del popolo. Dal 1811, in attuazione del “Bollettino delle Leggi”, emesso da Gioacchino Murat, la Deputazione è presieduta dal sindaco. Cosa cambia con il decreto firmato da Alfano? La Deputazione viene equiparata alle “Fabbricerie” enti che Italia si occupano della tutela dei luoghi sacri sotto la vigilanza dello Stato e dei rappresentanti ecclesiastici. Sul portale di Change.org sono quindi nate diverse petizioni, tutte con lo stesso scopo: evitare che con questa decisione la Curia abbia quindi il potere di nominare un terzo dei rappresentanti dell’istituto ed esprimere il proprio gradimento per gli altri.

“Il Patrono di Napoli cambierebbe in qualche modo domicilio: “non più napoletano tra i napoletani, il primo dei napoletani”, come ha scritto il Mattino, “ma residente in Vaticano”.

“Non tutto il tesoro è esposto, ma se, come si dice, tutte queste opere d’arte orafa e non, hanno un valore ben più elevato del tesoro degli zar di Russia, perché non creare un Museo che lo espone tutto?” si chiede l’associazione Rinascita dei Campi Flegrei, che ha lanciato un altro appello sul tema.

Lucilla Parlato, direttore del giornale online Identità insorgenti, e autrice di una delle petizioni più firmate per “preservare la natura laica della cappella del tesoro di San Gennaro e della Deputazione”, vede questa mobilitazione per “difendere la laicità della deputazione” come una “battaglia culturale e identitaria”. Il giornale da lei diretto è infatti una testata giornalistica che raccoglie militanti delle battaglie del sud Italia, dai no muos al popolo degli ulivi: “Ci battiamo contro le narrazioni tossiche su Napoli” dice Parlato, “e tuteliamo i nostri simboli”. Come San Gennaro e il suo tesoro

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Gennaro Napoletano - Direttore Editoriale di LaFragolaNapoli.it