Ieri 2 novembre 2015 presso il Cimitero di Afragola una cerimonia commemorativa ha ricordato tutti i defunti; la consuetudine è andare in processione al Cimitero e in tale occasione benedire le tombe, ma non è solo questo, nella sua omelia il decano don Massimo Vellutino, che ha presenziato la celebrazione Eucaristica alla presenza del primo cittadino Domenico Tuccillo, rappresentanti delle forze armate, parroci delle parrocchie locali, ha voluto sottolineare il significato cristiano, e non solo, della festa dei defunti: “Questo giorno non è solo il giorno per ricordare il caro estinto, ma un momento di vita che ci porta a ricordare ciò chi siamo e ciò che saremo; la morte non deve essere “esorcizzata” ne banalizzata nei nostri discorsi, la dignità della morte ci deve portare ad essere ciò che veramente siamo”
La manifestazione, davanti a tantissime persone, non solo di Afragola, è susseguita ad una commemorazione dei caduti in guerra, quest’anno in particolare dell’anniversario della 1° Guerra Mondiale, detta anche “La Vittoria Mutilata” per il suo grande numero di caduti e mutilati, un costo altissimo nell’Italia contadina di allora.
Un’occasione speciale quest’anno per commemorare un cittadino afragolese il soldato italiano Francesco Chianese caduto in combattimento il 6-4-1917 sul fronte del monte Vodice, oggi territorio della Slovenia, in forza alla 98° compagnia del I Reggimento Genio, colpito da schegge di granata. Zio “Ciccillo” lasciava la sua amata campagna, la sua mamma vedova e due sorelle.
Voglio allegare la splendida lettera di Michele Tuccillo, letta al momento solenne della consegna della medaglia d’onore al discendente diretto don Raffaele Tuccillo, l’instancabile sacerdote della cappella, conosciutissimo e amatissimo da tanti, al quale rivolgo la mia stima e simpatia.
Ecco la bellissima lettera di Michele Tuccillo pronipote di Francesco Chianese:
02 Novembre 2015
Ho conosciuto zio Ciccillo tramite mia nonna a cui, ancor prima di passare a miglior vita, ogni qualvolta si parlava di suo fratello, veniva da piangere.
Ho conosciuto Francesco Chianese anche attraverso la memoria di zio Raffaele il quale riferisce della mamma di zio Ciccillo che, quando le comunicarono il decesso del figlio, per tre mesi non dormì a letto, ma seduta su una sedia.
Sappiamo che un figlio che perde i genitori diventa orfano, un coniuge che perde il/la compagno/a diventa vedovo/a; non conosco però un termine che definisce un genitore (una mamma in particolare) che perde un figlio, perché nel flusso della vita terrena questo tragico evento non è naturale.
Zia Ciccillo fu dichiarato abile e arruolato il 02 maggio 1916 e all’età di 19 anni partì per il fronte, lasciando i genitori e due sorelle, ovvero la mia nonna paterna e la mia bisnonna materna.
Nel tipo di famiglia a cui appartengo un figlio maschio era una miniera per il lavoro nei campi. Ebbene, il giovane Francesco dovette abbandonare tutto per contribuire alla difesa dei confini italiani.
Da lui arrivò solo un messaggio affidato a questa cartolina e poi, da quel momento, non se ne seppe più nulla.
In data 06 giugno 1917 (mancavano pochi giorni al compimento dei suoi 20 anni) fu ferito mortalmente sul Monte Vodice, (oggi Slovenia), e successivamente sepolto nell’Ossario di Oslavia, dove riposa tra i militi ignoti.
Tutto questo l’ho saputo tramite il prezioso interessamento del Ministero delle Difesa, della Croce Rossa Internazionale con sede a Ginevra e tramite l’International Tracing Service con sede in Germania, enti ai quali va il mio più sentito ringraziamento.
A questo punto, leggo l’atto di morte.
Il mio, il nostro pensiero deve andare al sacrificio di zio Ciccillo e ai tanti altri, purtroppo numerosi, ragazzi morti per difendere i nostri confini, per difendere la nostra indipendenza e quindi la libertà.
Seguì un altro conflitto nel 39/45 con altre migliaia di giovani che si immolarono per difendere i nostri confini, la nostra libertà.
E’ proprio questa Libertà che noi diamo per scontata, ma che dobbiamo tenerci cara in ogni momento della giornata, perché se è vero che oggi, fortunatamente, non abbiamo più il problema dei confini, abbiamo il problema del buon uso della libertà nella convivenza civile. Libertà non significa poter fare tutto ciò che ci viene in mente, ma mi piace riportare le parole che l’allora mio comandante Dubaldi ci ripeteva spesso, anche se era una frase non sua:
la mia libertà comincia dove finisce la libertà degli altri.
Ed è questo messaggio di libertà e di convivenza civile, giunto fino a noi anche attraverso il sacrificio di tanti giovani morti in guerra, che noi dobbiamo lasciare alle nuove generazioni affinché si possa realizzare una società basata sulla pace e sull’amore. Michele Tuccillo.
Onore A Francesco Chianese, al quale speriamo di dedicare una strada cittadina, onore a tutti i nostri nonni che hanno voluto credere a questa “Italia”, ai suoi valori nazionali e “storici” e a quella LIBERTA’ che purtroppo oggi vediamo troppo spesso messo in discussione e oltraggiati, onore ai reduci di quella guerra che ha segnata una svolta epocale nella storia dell’umanità; mai più guerra, perchè sarebbe veramente la fine di questa “umanità”. Permettete anche ricordare mio nonno Domenico Castaldo ferito al fronte, cavaliere di Vittorio Veneto, al suo ritorno non si è mai ripreso fisicamente e psicologicamente pur rimanendo uomo di cultura e di pensiero.
Gennaro Napoletano