Afragola (NA) Convegno al Liceo Brunelleschi sulla Pirateria marittima organizzato dal giornalista Ferdinando Pelliccia

Afragola (NA) Convegno al Liceo Brunelleschi sulla Pirateria marittima, difesa armata delle navi commerciali e caso dei nostri Marò.

di Gennaro Napoletano

Nell’atrio del liceo statale scientifico F. Brunelleschi oggi

15-3-2014 ore 10,30 alla presenza degli alunni e di autorevoli  personalità si è svolto un convegno dedicato al caso dei nostri marò trattenuti dalle autorità indiane e del fenomeno gravissimo della pirateria marittima nell’oceano indiano, organizzato dal giornalista Ferdinando Pelliccia, studioso internazionale del problema.

Dopo l’introduzione al convegno, i vari ospiti presenti tra cui l’ex ministro degli esteri dimissionario Giulio Maria Terzi del Governo Monti, il Procuratore militare dr. Lucio Molinari, l’avvocato Giorgio Carta, esperto in Diritto militare e per le Forze dell’ordine e altri ospiti intervenuti che hanno chiarito il fenomeno della pirateria come un dramma internazionale da risolvere nei suoi molteplici aspetti, soffermandosi molte volte sul dramma delle vittime in ostaggio e delle loro famiglie. Pelliccia ha illustrato l’origine del fenomeno

La pirateria al largo delle coste della Somalia ha origini antiche, radicate nella storia di questa regione. Le cause principali del brigantaggio marittimo sono di natura politica ed economica: la povertà, la miseria, l’assenza di solide basi istituzionali hanno favorito l’evoluzione di questo fenomeno che, in epoca coloniale, era stato quasi definitivamente sconfitto dalla marina inglese.

La Somalia, che occupa una delicata posizione geografica nel Golfo di Aden, ha una storia politica complicata, che ha alimentato la pirateria. Dopo la guerra civile e la caduta del governo di Siad Barre, nel gennaio 1991, il paese sprofonda in uno stato di anarchia che incoraggia la ripresa delle attività dei predatori del mare. Pescatori, ex-miliziani e giovani che hanno scarse possibilità di sostentamento legale, dotati di piccole imbarcazioni, compiono rapine a servizio dei signori della guerra locale. Differenti clan rivali si contendono il potere al governo centrale di Mogadiscio, rivendicando, anche attraverso il ricorso all’uso della forza, il dominio sul mare.

L’esecutivo di transizione è incapace di controllare le tensioni interne. Il paese è spaccato in due drammatiche realtà: il sud, distrutto dal conflitto, e il nord, che rivendica la sua indipendenza e da cui proviene la maggior parte dei pirati. Il Puntland, una regione autonoma a nord-est della Somalia, diventa il centro della pirateria somala e al contempo la sede delle forze di sicurezza che dichiarano di combattere questo fenomeno. Le attività della Puntland Maritime Police Force spingono i pirati a migrare verso sud e a occupare le coste della regione del Galmudug, nella parte centrale del Paese.

Nonostante gli sforzi, il livello di preparazione delle bande cresce, le armi sono sempre più sofisticate e i mezzi di trasporto moderni, tanto da consentire ai pirati di estendere il raggio d’azione. L’espansione del fenomeno si deduce anche dal numero delle organizzazioni somale che si contendono il controllo del mare, come i noti Coast Guard, Marka Group, Somali Marines e Puntland Group. Il fenomeno esplode qualche anno dopo, per poi raggiungere la massima pericolosità nel biennio 2009-2010. Le fragili istituzioni della Somalia non sono in grado di controllare efficacemente il territorio e la fascia costiera, e la pirateria, inevitabilmente, allunga i suoi tentacoli. Una macchina imprenditoriale svincolata e libera di muoversi tra i fili della globalizzazione, sostenuta da una rete di negoziatori, intermediari, attori non statali che hanno sfruttato canali finanziari non propriamente legali.

La pirateria somala attraversa una fase discendente, ma resta comunque un business molto redditizio. Le operazioni di sequestro-riscatto si svolgono in diverse fasi condotte da figure che, in base al ruolo, esercitano differenti funzioni. Inizialmente, sono i “Foot-pirates”, il livello più basso della scala gerarchica, a condurre le attività di abbordaggio e dirottamento della nave, in cambio di un compenso pari ad una cifra che varia tra i 30.000 e i 75.000 dollari.

IL caso dei nostri Marò

Dal 19.2.12 due fanti di marina (marò) del Battaglione San Marco, Massimiliano La torre e Salvatore Girone, già imbarcati sul mercantile battente bandiera italiana Enrica Lexie in funzione anti-pirateria, sono (attualmente) liberi su cauzione in India, in attesa del processo a loro carico che verrà celebrato da un tribunale creato ad hoc per decisione della Corte Suprema indiana.

I militari sono accusati dell’omicidio, avvenuto il 15.2.12, di due pescatori indiani (Ajesk Binki e Selestian Valentine) imbarcati su di un peschereccio avvicinatosi alla Enrica Lexie e scambiato per nave pirata e per questo fatto segno di diversi colpi d’arma da fuoco.

Dopo l’incidente, la Enrica Lexie si era diretta verso il porto di Kochi, nello Stato del Kerala, su richiesta espressa delle autorità indiane e secondo le disposizioni impartite dall’armatore al comandante. Una volta a terra, le indagini demandate ad una squadra investigativa speciale (Special Investigation Team) e sostanzialmente consistenti nell’espletamento di una perizia balistica, avrebbero stabilito che sono state le armi dei fucilieri a sparare ed a provocare la morte dei pescatori.

Il dibattito ha acquisito una certa “effervescenza” verso il termine dei lavori quando un improvviso spettatore senza alcuna autorizzazione si è avvicinato al palco e dopo un  un inchino ha coperto la bandiera del tricolore italiano del liceo presente insieme a quella europea sul palco con una copia multicolore di quella della pace; pronta la reazione di uno dei rappresentanti Marò che ha solamente  rimosso il telo multicolore, caduto a terra, e riscoperto la nostra bandiera. Molto poco chiaro l’intervento del preside, che ha puntualizzato di come le “liberta” di Opinione va rispettata; l’assemblea a questo punto si è spaccata in due nell’interpretazione del gesto, certamente poco dignitoso e inappropriato per il luogo e l’occasione. Chiudendo i lavori L’on Giulio Maria Terzi, ha ribadito la gravità per la perdita dei valori nazionali, della storia della nostra identità come italiani, troppo spesso ripetuta che favorisce un immagine distorta nel mondo.

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Gennaro Napoletano - Direttore Editoriale di LaFragolaNapoli.it