La cappella di Santa Maria la Nova, conosciuta come “Scafatella” è l’unica chiesa non inclusa nel contesto urbano afragolese, fu costruita per dare un punto di riferimento ai numerosi contadini che un tempo lavoravano nelle campagne adiacenti. Dipende come giurisdizione ecclesiastica dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria d’Ajello . l’arch. Catello Passinetti afferma che dalle evidenze architettoniche la sua realizzazione risalga al XII. “Scafatella” ( “piccola barca senza vela”) Proviene dal fatto che per raggiungere la zona dove sorge, in occasione di allagamenti, si dovesse far uso di piccole imbarcazioni, delle “scafatelle” appunto, appellativo poi passato a indicare la chiesa stessa (altri avanzano l’ipotesi che si possa riferire ai vasi di terracotta ritrovati in zona).
Per arrivarci da via Arena, per la strada Capomazzo, si arriva all’incrocio fra il sentiero che porta all’edificio e l’ingresso al parco commerciale di via S. Maria la Nova.
La Chiesetta presenta una facciata piatta e adornata solo da due grandi nicchie, ormai senza più affreschi, che un tempo rappresentavano San Pietro e San Paolo. Sopra l’ingresso, in un’edicola è presenta l’immagine della Madonna che salva la città di Costantinopoli da uno spaventoso incendio.
Il suo campanile a vela due fornici,senzai campane, rappresenta un unicum nel panorama degli edifici sacri afragolesi, e permette di individuare la Scafatella anche a notevole lontananza.
l’unica navata, evidenzia la semplicità: dovendo accogliere contadini non sono state fatte molte modifiche. Alle pareti affreschi rovinati risalenti alla metà del Settecento, opera del pittore afragolese Giovanni Cimmino: a destra “Sant’Isidoro Agricoltore”, santo spagnolo dell’anno Mille protettore degli agricoltori, e a sinisitra la “Vergine di Foggia”, episodio che ritrae l’apparizione della Madonna sopra un albero.. Dietro l’altare troviamo una copia dell’affresco originale del XVI secolo della Madonna con Bambino, il cui ritrovamento è un vero e proprio caso, negli anni Sessanta c’era un soggetto simile, che però fu rubato e mai più ritrovato; andando a rompere la parete, fu ritrovato questo più antico, ora conservato in Santa Maria d’Ajello.
Una piccola apertura a destra ci porta alla sagrestia ed un locale superiore, che mi dicono di essere una vero e proprio alloggio, in quanto fino al secolo scorso, abitata da un eremita, che qui risiedeva e curava la Cappella. Da secoli la famiglia Russo, ora Catalano, custodisce e tiene in buone condizioni sia l’edifico quanto lo slargo antistante. Affacciandosi dalla piccola finestra della stanza, si gode di un panorama unico: in un solo sguardo, l’occhio spazia dalla mole azzurra del Vesuvio, alle fronde degli alberi della campagna, al campanile di Santa Maria d’Ajello.
In passato, la chiesetta, era quasi preclusa alla stessa cittadinanza, al di la dei due giorni di festa, a causa del triste fenomeno della prostituzione extracomunitaria. Purtroppo la nostra Madonna della Scafatella è stata fatta oggetto di furto insieme ad altre eccezionali opere d’arti, infatti le corone della Madonna e del Bambino sono solo un lontano ricordo.
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