UN NATALE DIVERSO che non sia consumistico.

etruscanlife-726x400

di Lucia Antinucci

Anche quest’anno è arrivato il Natale: ce lo ricordano gli addobbi luccicanti, le corse per le spese, per i regali. Questo però è solo il Natale consumistico, che ha certamente un valore umano, culturale, ma non è la vera essenza della festa cristiana. Solo la liturgia ci aiuta a scoprire la novità di questo evento, che non è uno fra i tanti, non è un momento di euforia che lascia il tempo che trova, una trasgressione per le diete. Il Natale celebra il mistero di Dio che si fa umile bambino, il più povero tra i poveri, perché non nasce neppure in una casa. Gesù è rifiutato dalla società del suo tempo, che pure attendeva la venuta del messia liberatore. Maria e Giuseppe arrivati a Betlemme da Nazaret affrontando un lungo viaggio molto disagevole, per il censimento ordinato da Cesare Augusto, non trovano posto in un albergo, in quanto una donna incinta era considerata impura. Ad accogliere il Figlio di Dio in una grotta  o stalla,  ci sono degli animali, che riscaldano l’ambiente con il loro fiato. Questo rifiuto, il legno della mangiatoia, le bende del neonato rimandano già all’evento tragico con cui si concluderà la sua esistenza: il Calvario. I Vangeli però offrono dei segni del mistero del bambino: gli angeli che si manifestano ai pastori (che anche vivevano ai margini della società), l’arrivo dei sapienti che studiavano gli astri e andavano alla ricerca del segno divino, simbolo di tutti i popoli che cercano la Verità. Questi eventi che la liturgia ci fa rivivere, i canti natalizi, il presepe, riempiono il cuore di dolcezza. Come non commuoversi dinanzi ad un bambino, che è il Figlio di Dio, è il più povero tra i poveri!

Natale%202002%20%2023-12-02%20007

Come siamo contradditori però. Ci commuoviamo dinanzi al presepe (solo chi ha il cuore di pietra resta impassibile), eppure dinanzi a tanti bambini violati, a tanti bambini che soffrono la fame, che conoscono gli orrori della guerra, dinanzi ai bambini profughi che il mare delle nostre coste restituisce senza vita, si resta quasi indifferenti.  Ci abbiamo fatto l’abitudine a queste notizie fastidiose; se dobbiamo rinunciare a qualcosa per venire incontro all’indigenza dei profughi, ci indigniamo e troviamo anche le motivazioni sociali.

untitled

 

Che ipocrisia la nostra! Il benessere del mondo occidentale, nonostante cominci a scricchiolare, ci rende egoisti. Non andiamo oltre la sterile elemosina e non  sappiamo andare incontro agli indigenti, non sappiamo metterci a servizio di coloro che soffrono, non sappiamo accoglierli come persone, non sappiamo rispettarli, non sappiamo costruire una società più vivibile, una società di pace e di giustizia, una società che accoglie la vita, che ha  il coraggio di spezzare le catena dell’orrore, della violenza, che stritola i più deboli, soprattutto i bambini. Se, con l’aiuto di Dio, sapremo fare tutto ciò, questo Natale non sarà venuto invano, e colmerà veramente i nostri cuori di pace e di gioia.

 

12273823_1024248424304989_3176661599434212443_o

Lucia Antinucci

About gennaro61

Gennaro Napoletano - Direttore Editoriale di LaFragolaNapoli.it