la famiglia di Davide Bifolco consegnerà le testimonianze alla Commissione dei diritti umani del Senato
«Sono inciampato, è stato un terribile incidente», dichiara il militare.
«Sono addolorato. Con pudore voglio chiedere alla famiglia di Davide perdono. Consapevole che niente e nessuna parola potrà attutire il dolore, che segnerà per sempre anche la mia vita». Per la prima volta parla il carabiniere che stringeva la pistola dal quale è partito il colpo che ha ucciso Davide Bifolco. Sul quotidiano La Repubblica il militare spiega la dinamica dei fatti: «Avevo il colpo in canna perché inseguivamo un latitante (in scooter con i due ragazzini c’era anche un ragazzo evaso dai domiciliari, ndr). Non ho mirato contro Davide, ma sono inciampato mentre cercavo di bloccare l’altro ragazzo, che si divincolava. Io so – prosegue – che questa tragedia è stata la conseguenza impensabile, umanamente inaccettabile, di un incidente. Solo un terribile incidente», sottolinea.
L’AMICO: «GLI HA PUNTATO LA PISTOLA CONTRO» – Le dichiarazioni del carabiniere urtano con la testimonianza del 18enne che era con la vittima rilasciata al pm Manuela Persico: «L’auto dei militari ha impattato da dietro il nostro scooter e ci ha fatto cadere – dichiara – Il ragazzo che guidava il motorino è scappato subito, io stavo per rialzarmi mentre Davide era già in piedi. Ho visto un carabiniere che puntava la pistola contro di lui. Ho sentito il colpo e non ho visto la precisa direzione perché mi sono girato». E infine: «Davide ha iniziato a tremare finché non si muoveva più».
LA FAMIGLIA – Intanto a Napoli continuano le manifestazioni in ricordo di Davide, mentre la famiglia Bifolco, attraverso il suo avvocato, ha raccolto alcune testimonianze ed è pronta a consegnarle alla Commissione dei diritti umani del Senato. Parenti e amici devono ancora aspettare le celebrazioni delle esequie; domani è prevista l’autopsia sul cadavere del 17enne che fa così slittare la data dei funerali.

