Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed;Un fiore all’occhiello della Sanità italiana Primo in Italia per il trattamento dell’ictus cerebrale

Riceviamo e pubblichiamo

di Pina Ludi

L’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed di Pozzilli (Is) è un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), riconosciuto dal Ministero della Salute e dalla Regione Molise tra i centri che si distinguono per la qualità delle cure e la capacità di trasferire i risultati della ricerca e dell’innovazione nell’attività clinica quotidiana (ricerca traslazionale). Il suo è un ospedale di rilevanza nazionale ad alta specializzazione per patologie inerenti la Neurochirurgia, la Neurologia, la Neuroriabilitazione e tutte le discipline relative alla cura delle malattie del Sistema Nervoso Centrale e Periferico, accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale per le attività sia ambulatoriali che di ricovero.

Fondato nel 1976 a Venafro con il nome di Casa di Cura Sanatrix, denominazione modificata in quella attuale nel 1995, annovera al suo attivo molti riconoscimenti e, da qualche tempo, il primo posto in Italia, dal Po alla Sicilia, per il trattamento dell’Ictus Cerebrale. Frutto di ricerca, interdisciplinarità e innovazione tecnologica, triade che contraddistingue il modus operandi dell’Istituto, il primato si basa su dati ufficiali emersi dalle analisi condotte sulle strutture sanitarie italiane di rilevanza nazionale dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) e dal Ministero della Salute. L’indice registrato per Neuromed è tre volte migliore di quello medio nazionale!

“Nella struttura – dichiara il direttore sanitario, Edoardo Romoli –  il paziente viene accompagnato in un percorso, per così dire, ‘integrato’, in cui all’intervento terapeutico si affiancano la riabilitazione precoce e gli interventi di profilassi secondaria con una sorta di training ‘comportamentale’, che coinvolge anche i familiari. Anche dopo la dimissione,  i pazienti continuano a essere seguiti, a livello ambulatoriale, non solo dai medici intervenuti nella fase acuta ma anche da team multidisciplinari costituiti da professionisti provenienti dalle varie discipline che caratterizzano l’Istituto”.

“Nell’intervento terapeutico – sottolinea il dottore – possono essere coinvolte strutture complesse ad elevato livello di specializzazione, funzionalmente collegate tra loro, tutte interne alla struttura e  con competenze diagnostiche e/o terapeutiche diverse, come neuroradiologia, neurochirurgia, chirurgia vascolare, interventistica endovascolare”.

L’alta qualità del servizio offerto ha ottenuto come ulteriore riconoscimento l’incarico conferito a Neuromed dal Ministero della Salute di realizzare  un Registro regionale degli ictus, che permetterà di avere un quadro ancora più preciso e costantemente aggiornato della situazione di questa importante patologia.

L’ictus cerebrale è uno dei più gravi problemi sanitari e assistenziali in Italia, rappresentando la prima causa d’invalidità permanente: sono colpite da ictus 600 persone al giorno (25 ogni ora!), cioè circa duecentomila all’anno (addirittura 15 milioni in tutto il mondo); inoltre, è un vero e proprio “big killer”, come lo hanno definito, terzo solo alle malattie cardiovascolari e alle neoplasie, il cui rischio aumenta con l’età, raddoppiando ogni 10 anni a partire dai 55 anni di età.

Ovviamente non tutti gli ictus sono uguali: si va dai cosiddetti TIA (attacchi ischemici transitori), di cui talvolta non ci si rende nemmeno conto, fino alle ischemie più devastanti (parti di cervello che “muoiono” perché non raggiunte dal sangue) o alle emorragie più invasive.

“I fattori di rischio – spiega il dottore – sono numerosi e non si raccomanderà mai abbastanza di cercare di neutralizzarli, per esempio conducendo una vita sana e seguendo regole alimentari improntate a un minimo di saggezza. Ma tant’è: l’essere umano preferisce correre ai ripari a danno verificatosi piuttosto che prevenire l’insorgere del danno stesso”.

Che fare, allora, nella deprecata evenienza di un ictus?

“Anzitutto una diagnosi precoce. Quello che si può evitare nelle prime quattro o cinque ore è di importanza incalcolabile. “Time is brain” (il tempo è cervello), dicono gli inglesi, nel senso che quanto più rapidi siamo nell’intervento tanto maggiore sarà la quantità di cervello che riusciremo a sottrarre alla devastazione irreversibile. Diagnosi precoce e intervento farmacologico o chirurgico, cui deve seguire un trattamento particolarmente accurato per evitare, nei limiti del possibile, il rischio di ricaduta. Poi, una volta dimessi, bisogna continuare a essere vigili, facendo il giusto e opportuno ricorso all’ambulatorio, ancora una volta per scongiurare il pericolo del replicarsi dell’evento”.

I risultati eccellenti registrati presso Neuromed si fondano su una base ben precisa: la Stroke Unit, l’unità dedicata proprio al trattamento dell’ictus cerebrale, costituita da neurologi, neurochirurghi, neuroradiologi, rianimatori, cardiologi, neurofisiologi, fisiatri, neuropsicologi oltre a fisioterapisti, logoterapisti, assistenti sociali e, naturalmente, infermieri. Ne è responsabile il neurologo Antonio Sparàno, che porta con sé una consolidata esperienza scientifica, maturata, tra l’altro, nell’Università di Albany (NY), negli Stati Uniti. Le eccellenze che caratterizzano l’Unità sono tre, oltre alla dotazione di macchinari sofisticati di ultima generazione: un team multidisciplinare, che consente di tenere sotto controllo continuo il paziente con tutte le emergenze che possano abbattersi su di lui in concomitanza con le conseguenze dell’ictus; l’alta specializzazione e l’eccezionale competenza dei professionisti che vi operano; il monitoraggio attento e continuo dell’evoluzione della patologia, con possibilità di intervenire immediatamente ed efficacemente al presentarsi di una qualsiasi necessità magari anche imprevista.

Quale che sia l’evenienza, l’emergenza di fronte alla quale ci si venga a trovare, l’Unità ha subito la risposta terapeutica pronta, con la possibilità di intervenire in tempo reale con i professionisti più esperti e le dotazioni tecnologiche più sofisticate. I vantaggi dell’Unità sono consacrati, del resto, in tutta la letteratura scientifica più recente, che riconosce esplicitamente la superiorità dell’assistenza al paziente (rispetto a quella che si può ottenere in reparti non dedicati). In particolare, nella Stroke Unit si registra: una significativa diminuzione del periodo di degenza in fase acuta; un’altrettanto significativa riduzione della percentuale di esiti infausti; una complessiva riduzione, insomma, di ogni sorta di rischio.

La Neuromed che, tra l’altro, è centro di altissima chirurgia – neurochirurgia funzionale (epilessia e morbo di Parkinson); per la Terapia del Dolore; per lo studio e la cura delle cefalee; per la messa a punto di nuove strategie terapeutiche mediante l’uso di cellule staminali da tessuto emopoietico; per lo studio e la cura delle demenze (Alzeheimer e malattie neurodegenerative); è anche Centro regionale per la Sclerosi Multipla e la distribuzione di interferone e Presidio regionale per le Malattie rare del sistema nervoso e degli organi di senso. Riguardo quest’ultima voce, l’istituto potrebbe, nel futuro, costituire anche centro di riferimento, nel Sud Italia, per la Sindrome di Rett, una grave e rara patologia neurologica, congenita, che colpisce quasi esclusivamente le donne.

Le cinque sale operatorie, modernamente concepite e dotate di tecnologie avanzate, l’ambiente ultraspecialistico, l’avanguardia delle tecnologie e delle apparecchiature diagnostiche e terapeutiche utilizzate, la dimensione “a misura di paziente”, che caratterizza l’ospedale, fanno sì che Neuromed abbia un tasso di mobilità attiva costantemente superiore all’80%, in controtendenza rispetto al dato nazionale, e che ne fa, a buon diritto,  Polo di Eccellenza per il Centro e il Sud dell’Italia.

di Pina Ludi

Da: Pina.Ludi@libero.it
Data: 1-dic-2013 19.52

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Gennaro Napoletano - Direttore Editoriale di LaFragolaNapoli.it