Il Riullo: il fiume di Suessula;l’acqua di San Cuono

di Domenico Corcione

“…mentre a NE, su una collina calcarea che sovrasta la fonte di acqua minerale che alimenta il fiume, sono avanzi di un complesso rettangolare con avanzi di fondazioni in blocchi squadrati di tufo uniti senza malta e di muri di terrazzamento e di elevato in opus quasi reticulatum di età tardo-repubblicana, che era con ogni probabilità un santuario extraurbano” (W. Johannowsky, s.v. Suessula, EAA 1973)”.

Werner Johannowsky, archeologo napoletano di origini svizzere, morto 4 anni fa, realizzò una quarantina di anni fa una notevole pubblicazione su Suessula, in un periodo in cui la ricerca archeologica nell’area campana registrava un certo risveglio. Di Suessula e della sua ricchezza storica ne parlerò in un prossimo articolo. Stavolta voglio parlarvi dell’altro elemento citato nel passo sopra riportato: il fiume Riullo.

Il Riullo o Gorgone è un corso d’acqua che scorre(va) in località Calabricito, ad Acerra, a pochi metri dal confine con Cancello Scalo, proprio nell’area retrostante la famosa Casina Spinelli e gli scavi di Suessula. Assieme al Mefite, era uno dei due affluenti a nord del Clanio, e la sua presenza permise l’instaurazione del centro demico permanente di Suessula. La particolarità del ruscello è quella di avere un’acqua sulfurea, minerale, dovuta al fatto che le sue sorgenti si trovano in prossimità di quelle che si credono essere strutture di terme romane. Grazie a questa sua peculiarità, il Riullo è stato usato nei secoli come  “depuratore” naturale di malattie della pelle, essendo le sue acque “dotate di un’efficacia specifica nelle malattie cutanee, ed in particolare nelle erpetiche […] nei morbi uterini e in tutte le forme di nevrosi” [Archivio storico di Capua, opere raccolte da Gaetano Caporale: Bagni di Suessola, in Frammenti storici, vol. VII, 1873].

Ciò garantì acqua per i campi e per i fusari, le vasche da macero per la coltivazione della canapa, fiorente in tutta l’area a nord di Napoli fino a 50 anni fa. L’importanza dell’acqua per Acerra si è riflessa persino nel culto popolare per una divinità legato al controllo delle acque: San Cuono.              Altra caratteristica del Riullo era la sua stagionalità: le fonti riportano che esso scorreva “da San Giovanni a San Giovanni”, intendendo con questo che le acque erano presenti dal 24 giugno al 29 agosto, per poi sparire fino all’estate successiva. Tale ciclo, del tutto naturale e ben conosciuto nelle epoche passate, si è interrotto negli anni Ottanta, quando il progressivo emungimento della falda da parte dei pozzi della Regione Campania, presenti sulla collina di Cancello, ha fatto sparire il fiume. Vari interessi non proprio naturalistici hanno fatto sì che i tentativi per ripristinare il corso del fiume siano falliti, e una coltre di dimenticanza ha coperto i campi alle spalle della Casina Spinelli, fino a che nel marzo del 2006 l’acqua, improvvisamente, tornò.

Un evento del tutto inaspettato, e che fu oggetto anche di una specifico Accordo di Programma , siglato il 24 aprile 2006 tra la Regione Campania, il Delegato per l’emergenza Bonifiche, il Comune di Acerra e un’ impresa privata per adeguati interventi di rimozione dei rifiuti che ostruivano le sorgenti. Ma fu un episodio isolato: nel corso di poche settimane il Riullo sprofondò di nuovo nel sottosuolo. Fino all’aprile dello scorso anno, quando alcuni abitanti della zona si accorsero di un allagamento dei campi, non giustificato neppure dalle abbondanti piogge di quel periodo. Si capì che il Riullo stava riemergendo, e questa volta un gruppo di cittadini decise di non perdere l’occasione. Iniziò l’Archeoclub di Acerra, che organizzò un incontro aperto a tutti presso le sorgenti del fiume, il 1 maggio. Chi scrive prese parte sia a questo incontro sia a quello tenuto alla fine dello stesso mese. Vidi chiaramente le pozze umide di terra del 1 maggio diventare pozzanghere profonde al 30. Dal mese successivo, osservando che il flusso idrico non cessava, iniziarono i lavori di sgombero dell’area, piena di rifiuti  gettati da incivili nel corso degli anni. Si formò spontaneamente un comitato di volontari per la salvaguardi delle sorgenti, e anche io ebbi l’onore di dare una mano per alcune ore a pulire lo spiazzo sotto l’autostrada, e a ripulire l’alveo del fiume. A luglio la situazione era decisamente ottimale, e si poteva parlare di un effettivo ritorno del Riullo. La fauna (gallinelle d’acqua, talpe) e soprattutto la flora (pungitopo, edera, piante disintossicanti del suolo) tornarono a popolare una zona che da decenni ne era priva. Ad agosto le acque iniziarono a ritirarsi, e a settembre erano totalmente assenti.

La situazione, mentre scrivo, è quindi di stasi: il gruppo di volontari esiste ancora, ma non recandomi da molti mesi in zona non so se i lavori di ripulitura siano continuati, come spero. E un’altra speranza è che il Riullo possa tornare ad allietare, con i suoi gorgoglii, i campi ricchi di storia dell’antica città di Suessula.

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Gennaro Napoletano - Direttore Editoriale di LaFragolaNapoli.it