di Gennaro Napoletano
14-12-2013
Sono sempre più convinto che ogni ruolo in questa società, sempre più in cerca di “valori” perduti, debba fare la sua parte, non voglio erigermi a predicatore, c’è già chi lo fa dal proprio pulpito di competenza, basta e avanza, questo però non può giustificare, una mancata esternazione verso quello che, nella poca e umile mia conoscenza, rappresenta non solo una festa ma un momento dell’anno dove ogni cristiano debba mettersi in discussione, spegnere la tv, formattare il proprio pc e cercare un angolo silenzioso lontano da ogni inquinamento mediatico, e almeno provare a fare un saldo finale delle proprie azioni, che in visione di questa crisi, ci mette ancora di più in ansia.
Il mio pensiero mi porta subito agli auguri scomodi di don Tonino Bello:” Gesù¹ che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finchè non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.” E’ solo una parte della bellissima lettera che il Vescovo di Molfetta dedica ai suoi amici, una lettera che ogni uomo o donna di buona volontà deve leggere. LEGGI SE VUOI
Ritornando alla mia “esternazione” andiamo ad analizzare brevemente la storia di questa festa che molti danno varie origini e interpretazione; Che il 25 dicembre non sia esattamente il giorno in cui è nato Gesù, credo che sia un’affermazione ormai condivisa da tutti; difatti l’unico riferimento storico che noi abbiamo è quello del Vangelo di Luca dove si accenna ad un decreto di Cesare Augusto che indice un censimento in tutto l’Impero Romano; questo rilevamento avviene durante il periodo in cui era governatore della Siria Quirinio. Fin qui gli agganci storici, con il trascorrere dei decenni e dei secoli, la giovane comunità cristiana sentì il bisogno di celebrare solennemente la nascita del Salvatore. Nel IV secolo, dopo la svolta costantiniana, quando le feste cristiane cominciarono a prendere il posto dei riti pagani, avvenne che la vetusta Festa del Sole, celebrata di solito il 25 dicembre alcuni giorni dopo il solstizio d’inverno, per ricordare il sopravvento della luce sulle grigie giornate invernali, venisse sostituita con il Natale, riferimento esplicito al sole di salvezza portato da Cristo per tutta l’umanità. Il cristianesimo che andava via via incorporando nel suo modo di celebrare le tradizioni popolari preesistenti, indicò proprio il 25 dicembre come la data più appropriata alla celebrazione del Natale, Sant’Agostino stesso, esortava i cristiani a celebrare la Festa del sole, non come i pagani bensì solennizzando la venuta di Colui che aveva creato il sole, da allora si può dire che per il Natale è stato un crescendo di riconoscimenti fino a diventare una delle Feste più care alla tradizione cristiana.
Nel Medio Evo con il tocco geniale di San Francesco che realizza il primo presepio della storia, il Natale si carica di suggestivi e forti sentimenti poetici. Si può dire che anche nei periodi più tristi, in modo particolare durante i periodi bellici, il Natale conservi tutta la sua struggente umanità; il mistero dell’Incarnazione riesce così a prendere posto, non solo nei cuori dei credenti, ma anche nella coscienza pubblica diventando un riferimento di pace, di serenità e di festa per tutti.
Questa festa cristiana che ha marcato intere generazioni di persone, da qualche decennio a questa parte sta subendo una vigorosa trasformazione che in maniera quasi inarrestabile la sta riportando alla festa pagana dell’antichità. Regali, luci, strenne,bancarelle, la neve spray, i babbi natali ad ogni angolo delle strade o addirittura abbarbicati sotto le finestre dei palazzi, ci ricordano l’imminente arrivo di questa festa, il businnes natalizio imperversa dappertutto e con esso la finta allegria.
Le care vecchie tradizioni natalizie, fortemente connotate da un genuino spirito di fede, lasciano sempre più il posto alla confusione, alla corsa agli acquisti, al cenone, rendendo il tutto un frullato ben lontano dal ricordo della nascita di Cristo.
Il Natale è così diventato una ricorrenza melensa in cui tutti siamo invischiati, è vero che qualcuno cercherà attraverso l’ascolto di qualche nenia natalizia di riandare col pensiero ai natali della sua infanzia e certamente dirà che quelli erano tutta un’altra cosa, ma in fondo, al di là del pienone nelle chiese parrocchiali per la Messa di mezzanotte, anch’essa partecipata perché ricorda i bei tempi lontani, il tutto resta connotato da un’atmosfera consumistica e pagana. Ovviamente non è in discussione il diritto alla festa, a ritrovarsi in famiglia, ad invitare gli amici, fare regali ecc. tutte cose sacrosante, quello che occorre più che mai riscoprire è il senso vero del Natale cristiano. E’ necessario allora a questo punto, ritrovare la nostra memoria, sia storica che religiosa, ritrovare il gusto e la capacità di rinascere a vita nuova. Non limitarsi al gesto dell’ipocrita elemosina natalizia, che ci fa sentire buoni per una notte (forse anche meno) ma che non cambia minimamente la nostra vita.
Riscoprire il Natale, ricordarci che questa è la festa della nascita del Signore Gesù significa responsabilizzarsi verso chi, ancora oggi continua a nascere nella povertà della grotta di Betlemme, verso chi non trova posto nella nostra società dello spreco. Se riusciremo a fare questo, sarà veramente Natale, un Natale sinceramente cristiano, nuovo ed antico, bello e struggente, pieno di ricordi e poesia capace di far rinascere davvero i sentimenti più veri e genuini che ci portiamo in cuore, proprio quelli che Cristo è venuto a portare.

Auguri
Vostro Gennaro



Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.