AMORIS LAETITIA- LA GIOIA DELL’AMORE.

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di Lucia Antinucci

Amoris laetitia, ‘La gioia dell’amore’, è l’Esortazione apostolica post-sinodale “sull’amore nella famiglia”, portata a termine il 19 marzo di quest’anno, con cui il Papa intende ribadire con forza, non tanto l’ideale della famiglia, ma la sua realtà ricca e complessa, con un’attenzione pastorale alla realtà, tenendo conto dell’esperienza delle famiglie, con tutti i problemi e le sfide del presente. L’Esortazione parte dalla riflessione sulla Parola di Dio per analizzare la situazione attuale delle famiglie, che si trovano ad affrontare, ad esempio, il fenomeno migratorio, la negazione ideologica della differenza di sesso (ideologia del gender), la cultura del provvisorio, la mentalità antinatalista. L’Esortazione passa poi all’insegnamento della Chiesa circa il matrimonio e la famiglia, il tema della indissolubilità, della sacramentalità del matrimonio, della trasmissione della vita e della educazione dei figli.

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La teologia e la spiritualità dell’amore nel matrimonio, anche come eros,  occupa ampio spazio nell’Amoris Letitia, facendo riferimento anche agli aspetti psicologici di esso. Papa Francesco tiene presente che  nel matrimonio «il prolungarsi della vita fa sì che si verifichi qualcosa che non era comune in altri tempi: la relazione intima e la reciproca appartenenza devono conservarsi per quattro, cinque o sei decenni, e questo comporta la necessità di ritornare a scegliersi a più riprese» (AL 163). L’aspetto fisico muta e l’attrazione amorosa non viene meno ma cambia: il desiderio sessuale col tempo si può trasformare in desiderio di intimità e complicità. «Non possiamo prometterci di avere gli stessi sentimenti per tutta la vita. Ma possiamo – sottolinea il Pontefice – certamente avere un progetto comune stabile, impegnarci ad amarci e a vivere uniti finché la morte non ci separi, e vivere sempre una ricca intimità» (AL 163). L’amore del matrimonio è fecondo, è accoglienza della nuova vita, sostenuto dal contributo delle relazioni sociali con altre famiglie, dalla presenza di zii, cugini, parenti dei parenti, amici.

La chiesa ha la responsabilità della formazione e dell’accompagnamento delle coppie e delle famiglie, a cominciare dal fidanzamento, sostenendole nei momenti di crisi. Nell’Esortazione si parla anche dell’accompagnamento delle persone abbandonate, separate o divorziate e si sottolinea l’importanza della recente riforma dei procedimenti per il riconoscimento dei casi di nullità matrimoniale. Si mette in rilievo la sofferenza dei figli nelle situazioni conflittuali e si conclude: “Il divorzio è un male, ed è molto preoccupante la crescita del numero dei divorzi. Per questo, senza dubbio, il nostro compito pastorale più importante riguardo alle famiglie è rafforzare l’amore e aiutare a sanare le ferite, in modo che possiamo prevenire l’estendersi di questo dramma nella nostra epoca” (AL 246). Si toccano poi le situazioni dei matrimoni misti e di quelli con disparità di culto, e la situazione delle famiglie che hanno al loro interno persone con tendenza omosessuale, ribadendo il rispetto nei loro confronti e il rifiuto di ogni ingiusta discriminazione e di ogni forma di aggressione o violenza, come pure al dolore causato dalla vedovanza, dalla perdita di una persona cara.

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I coniugi hanno la responsabilità dell’educazione dei figli, dal punto di vista etico, sociale e religioso. Papa Francesco sottolinea che «l’ossessione non è educativa, e non si può avere un controllo di tutte le situazioni in cui un figlio potrebbe trovarsi a passare (…). Se un genitore è ossessionato di sapere dove si trova suo figlio e controllare tutti i suoi movimenti, cercherà solo di dominare il suo spazio. In questo modo non lo educherà, non lo rafforzerà, non lo preparerà ad affrontare le sfide. Quello che interessa principalmente è generare nel figlio, con molto amore, processi di maturazione della sua libertà, di preparazione, di crescita integrale, di coltivazione dell’autentica autonomia» (AL 261). Importante è anche l’educazione sessuale, ma essa va inserita “nel quadro di un’educazione all’amore, alla reciproca donazione” (AL 280).

Nel capitolo ottavo c’è  un invito alla misericordia e al discernimento pastorale davanti a situazioni che non rispondono pienamente a quello che il Signore propone. Il Papa ricorre a tre verbi molto importanti, “accompagnare, discernere e integrare”, che sono fondamentali per affrontare situazioni di fragilità, complesse o irregolari.

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Per quanto riguarda il “discernimento” circa le situazioni irregolari il Papa osserva: “sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione” (AL 296). E continua: “Si tratta di integrare tutti, si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia ‘immeritata, incondizionata e gratuita’”(AL 297). “I divorziati che vivono una nuova unione, per esempio, possono trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale” (AL 298).

Accogliendo le osservazioni di molti Padri sinodali, il Papa afferma che “i battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni forma di scandalo”. “La loro partecipazione può esprimersi in diversi servizi ecclesiali (…) Essi non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa (…) Questa integrazione è necessaria pure per la cura e l’educazione cristiana dei loro figli” (AL 299). Per evitare equivoci Papa Francesco precisa: “Comprendere le situazioni eccezionali non implica mai nascondere la luce dell’ideale più pieno né proporre meno di quanto Gesù offre all’essere umano. Oggi, più importante di una pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture” (AL 307).

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Con la fiducia e la speranza si chiude l’Esortazione, che si radica sulla Tradizione consolidata della Chiesa e, nello stesso tempo stimola l’innovazione pastorale per rispondere alle urgenze del presente: “Nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare (…). Tutti siamo chiamati a tenere viva la tensione verso qualcosa che va oltre noi stessi e i nostri limiti, e ogni famiglia deve vivere in questo stimolo costante. Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare ! (…). Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza di amore e di comunione che ci è stata promessa” (AL 325).

Lucia Antinucci

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Gennaro Napoletano - Direttore Editoriale di LaFragolaNapoli.it