LA ‘SVOLTA’ NELLA VITA DI PADRE LUDOVICO DA CASORIA

di Lucia Antinucci

Nella vita di tutti santi, che sono il capolavoro dello Spirito Santo, c’è quel momento di ‘mistero’ in cui all’improvviso tutto cambia; essi non riescono a comprendere come ciò sia potuto accadere, ma ne sperimentano l’effetto positivo. Gli eletti cominciano a percepire se stessi, la realtà che li circonda, la vicinanza di Dio, in un modo del tutto nuovo, perché le ‘tenebre del pellegrinaggio della fede’ si squarciano, e comincia per loro un’avventura stupenda. Umanamente è difficile poter dire quanto spetti alla grazia e quanto al ‘si’ dell’uomo in questa esperienza indicibile. Una cosa è certa però: il primato è sempre dell’iniziativa libera e gratuita di Dio, che irrompe nella vita dei suoi prescelti, senza che ci siano meriti da parte loro. La libertà di Dio, nello stesso tempo, rispetta sempre la libertà dell’uomo; non opera senza la risposta e collaborazione dell’uomo, ed essa non si esaurisce in un solo episodio, ma abbraccia tutta la vita.

Il momento dell’incontro con il Mistero è irripetibile; la storia di ciascun santo è unica, perchè diversa è la sua personalità, la sua biografia, e la missione a cui viene chiamato. La storia di conversione di Padre Ludovico da Casoria non è eclatante. Egli aveva già incontrato il Signore nell’avvertire la chiamata ad essere sacerdote, frate, ma la sua risposta non è stata  allora eccezionale; può essere definita piuttosto ‘tiepida’ (Ap 3,16), appesantita dalla sua connaturale vanità, dal suo autocompiacimento per la sua cultura e per il suo aspetto fisico: niente di scabroso nella sua vita, ma una vita da frate anonima, senza alcunché di particolare. All’improvviso succede qualcosa in lui che lo trasforma totalmente; egli diventa autenticamente innamorato di Cristo e riscopre la sua vocazione francescana a vivere in pienezza il servizio ai poveri e ai sofferenti.

Che cosa è avvenuto in padre Ludovico nel 1874, in un momento di preghiera personale nella Chiesa delle Sacramentine? Così descrive l’evento il suo primo biografo, il cardinale Alfonso Capecelatro: “Un giorno, mentre è intento a pregare, si scuote, impallidisce, perde i sensi e cade come tramortito a terra. Accorrono i vicini e cercano di risollevarlo e rianimarlo. Ben presto P. Lodovico si riprende e senza bisogno di aiuto torna tranquillo al Convento”. Il fatto in sé  potrebbe far pensare solo a un malore fisico, a nulla di straordinario; ma non è stato nulla di tutto ciò, perché dopo questo episodio padre Ludovico è diventato una ‘persona nuova’, trasformata dal Cristo che egli incontrato nel suo cuore, sulla sua personale ‘via di Damasco’ (At 9,1-8). San Paolo, mi viene spontaneo questo accostamento, accecato dalla luce di Cristo, diventa temporaneamente non vedente; padre Ludovico invece acquista una vista più acuta, quella spirituale. Padre Ludovico acquisisce la consapevolezza profonda che la sua vita è stata mediocre, perché basata sulla ricerca di se stesso, non sulla sequela Christi in modo radicale, senza compromessi egocentrici.

Riferisce in merito il Capecelatro: “Che cosa sia avvenuto nel suo intimo non lo sappiamo, però qualche anno più tardi egli disse più volte a parecchi amici che quello era stato il giorno e l’ora del suo ‘lavacro’: parole che a chi legge sembreranno oscure, ma non furono oscure a noi che le udimmo parecchie volte dal suo labbro”. Il termine ‘lavacro’ mi fa pensare al sacramento del battesimo, al bagno che ci purifica dall’eredità del peccato e ci fa rinascere in Cristo, ci fa diventare dei risorti. Padre Ludovico riscopre il suo lavacro battesimale e sente il bisogno di prenderlo sul serio, avvertendo la necessità di superare tutti i suoi compromessi morali e spirituali, la sua tiepidezza. Egli comincia a provare profondo dolore per il fatto di non corrispondere con totalità all’amore di Cristo, e dentro di sé avverte tutta la forza per poter intraprendere con coraggio un nuovo cammino, pur continuando ad essere un francescano riformato della provincia napoletana.

Riguardo alla sua risposta alla chiamata di Cristo così si esprime Padre Ludovico: “… non domandavo a Dio, per sfogare il mio animo, l’estasi, il rapimento, le visioni, ma il lavoro, le opere, la fede, la salvezza delle anime. Chiedevo nella preghiera ardore nell’operare, amore di Dio nei combattimenti, nei travagli, nelle angustie, nelle contraddizioni, ed esclamavo sempre: o amare, o morire di amore“. Il suo rapporto con Cristo diventa un rapporto ‘mistico’, di profonda intimità con Lui, di autentica passione, dal frate espressa con il linguaggio romantico del XIX secolo. La donazione totale al Signore si esprime anche attraverso le opere sociali, a cui Padre Ludovico si sente chiamato, attraverso la sua opera di fondatore dei frati Bigi e delle suore Bigie.

E’ importante sottolineare inoltre che la ‘svolta’ nella vita di padre Ludovico sia avvenuta nel contesto della preghiera, dell’adorazione eucaristica silenziosa. La comunione con Cristo cresce e matura nel frate casoriano, per opera dello Spirito, man mano che il Signore diventa il suo centro esistenziale, il respiro della sua vita totalmente orientata verso Lui. Ciò si manifesta consacrando del tempo ad dialogo intimo, personale con il Signore, che non ha bisogno di parole, perché è un lasciarsi trasportare dal Mistero, che dona pace e gioia al cuore, fiducia e speranza per la fatica del pellegrinaggio della vita presente. Padre Ludovico ha sperimentato sempre più che l’eucarestia è il dono che il Signore fa di se stesso all’umanità, e contemplare il mistero pasquale significa accogliere il  dono del Cristo morto e risorto, lasciandosi trasformare da Lui; la vita del frate è diventata quindi sempre più ‘dono’ per gli altri, per i fratelli che si sente chiamato a servire, per tutta l’umanità. Questa propensione per l’adorazione eucaristica personale, che padre Ludovico coltivava già nella prima fase della sua vita francescana, è stato il terreno propizio affinchè egli potesse incontrare il Cristo in modo profondo, cadendo da cavallo (At 9,3), cioè abbandonando le sue mediocri certezze e comodità, per cominciare un percorso rischioso, impegnativo, ma sostenuto dalla passione per l’Amato che si fa continuamente cercare (Ct 3,1).

Lucia Antinucci

Pontificia università “San Tommaso d’Aquino

Lucia N Antinucci

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Gennaro Napoletano - Direttore Editoriale di LaFragolaNapoli.it