Rassegna Stampa-Ma non è vero che Napoli tace quando a uccidere è la camorra

di Enrico Nocera

da: www.campaniasuweb.it

“Se a uccidere Davide Bifulco fosse stato un camorrista, nessuno sarebbe sceso in strada a protestare”, si sente dire da più parti. Ultimo in ordine di tempo: Raffaele La Capria. Eppure è ancora vivo nella memoria il ricordo della manifestazione per Lino Romano, o le 100mila persone che scesero in strada per “fiumeinpiena”

“Se uccide la camorra la piazza tace”. Il Corriere del Mezzogiorno titola così un’intervista a Raffaele La Capria, il grande scrittore napoletano autore (fra gli altri) del capolavoro “Ferito a morte”. L’opinione di La Capria non è isolata, soprattutto fuori Napoli si sente ripetere spesso il mantra per il quale i cittadini partenopei siano omertosi e rassegnati al dominio camorristico, fino alla sua completa e passiva accettazione. E se esiste il rischio concreto che una fetta di popolazione, quella che vive ai margini di ogni tipo di rispetto per il prossimo e osservanza della legalità, si appropri della morte di Davide Bifulco e ne faccia bandiera da sventolare contro lo Stato e le sue leggi, dall’altro lato c’è da rilevare come le parole di La Capria siano ingenerose e parziali. Di fronte alla Napoli acquiescente o collusa (che esiste: eccome se esiste!) c’è la Napoli che in piazza, contro la camorra, ci scende e si fa sentire. Un pezzo di Napoli che, con gli anni, si è allargato esponenzialmente, fino a sfociare nei 100mila del “fiume in piena”contro le ecomafie, che invasero piazza del Plebiscito nel novembre 2013.

E come dimenticare, solo un anno prima (ottobre 2012) le circa 3mila persone scese in strada a Chiaiano e Marianella, quartieri “limite” di Napoli, contro la camorra e l’assurda uccisione di Lino Romano? In quel caso lo Stato, pur tirato (giustamente) in ballo dalla manifestazione “fiume in piena”, non c’entrava nulla: i manifestanti scendevano in piazza per gridare la loro contrarietà solo e solamente alla camorra, alle sue “leggi” e alla sua bestialità, al fatto che si possa essere colpiti da quattordici colpi di mitra solo perché si è stati in visita a casa della propria fidanzata prima di recarsi al calcetto. Questa Napoli è ancora viva e attiva nelle decine e decine di realtà associative, nei campi della legalità estivi promossi da Libera ed altre associazioni del territorio, nei comitati che hanno posto all’ordine del giorno i problemi ambientali e li hanno resi di pubblico dominio. Gente che, come scrive Giampaolo Longo su Parallelo41, ha deciso da che parte stare, di praticare la legalità in terra di mafia. Gente che scende in piazza e a cui va portato il massimo rispetto.

09 Settembre 2014

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Gennaro Napoletano - Direttore Editoriale di LaFragolaNapoli.it